La struttura di isolamento del tetto di montagna

Il tetto è l’elemento che maggiormente caratterizza l’architettura alpina e ne favorisce l’integrazione con il paesaggio circostante. E’ importante scegliere la forma e i materiali della copertura con attenzione, sia dal punto di vista estetico che funzionale.
tetti di montagna case
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La tradizione del tetto montano

Il tetto in montagna realizza un oggetto edilizio interessante sia perchè fortemente determinato da logiche funzionali, che si rapportano in particolar modo con il luogo e con il clima, sia per le peculiarità formali, che lo rendono unico e riconoscibile. Il tetto montano realizza un tutt’uno con l’edificio che conclude: ne accentua quella compattezza generale che garantisce la resistenza alla rigidità del clima invernale, comportando conseguentemente la definizione di adeguate caratteristiche di comfort interno.

Storicamente la copertura in montagna è ascrivibile alla tipologia “a capanna”: la sua struttura lignea è sormontata da un manto tradizionalmente in pietra (la cui composizione chimica è differente a seconda delle zone ma varia anche per formato e metodologia di posa) o scandole in legno.

E’ proprio la materia che realizza il manto a condizionare la pendenza delle falde: le scandole lignee, infatti, richiedono pendenze elevate affinchè la neve venga smaltita rapidamente ed il suo permanere non deteriori la natura del manto. Diversamente nel tetto in losa l’inclinazione è meno accentuata perché una caduta rapida della neve determinerebbe anche lo spostamento dei singoli elementi, causando dannose infiltrazioni.

Nella tradizione alpina, il tetto a due falde si ispira alla sagoma della montagna ma presenta anche precise giustificazioni funzionali: il colmo generalmente è parallelo al fronte principale dell’edificio ma può essere anche perpendicolare allo stesso. Man mano che si sale in quota il colmo si dispone preferibilmente in direzione nord/sud: questo favorisce la massima esposizione del fronte principale a sud e consente un più facile e simmetrico scioglimento delle nevi in funzione della direzione dell’irraggiamento solare, evitando che i carichi permangano più a lungo su un fronte rispetto all’altro, gravando asimmetricamente sull’assetto portante. Anche gli sporti sono limitati al massimo per favorire l’irraggiamento solare nelle poche ore di luce invernale, mentre sono più estesi laddove si debbano proteggere gli accessi all’abitazione.

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I tetti di montagna

L’evoluzione nel tempo del tetto di montagna

Nelle realizzazioni più recenti, specie in località non investite da architetture e sistemi costruttivi tradizionali consolidati e di pregio, che generalmente hanno richiesto la formulazione di criteri di conservazione e valorizzazione, sono emerse anche altre soluzioni tecnologiche, formali e materiche, osservabili specie in determinate località ed a quote più limitate.

E’ evidente che la progettazione attuale deve continuare a favorire l’armonico inserimento della costruzione nell’insieme paesaggistico ma rispettare le nuove esigenze di sostenibilità. 

Sotto il profilo estetico è la pendenza, principalmente, a delineare il tratto alpino del tetto. 

La struttura lignea è certamente quella più rispettosa della tradizione e dei luoghi: oggi chiaramente deve rispondere a requisiti ancora più stringenti in termini di resistenza ai carichi permanenti ed accidentali ed al loro perdurare anche per lungo tempo.

Sono emersi nel tempo nuovi formati e materiali per la definizione del manto, che, accuratamente selezionati, non contrastano con il paesaggio e presentano una resistenza adeguata alle sollecitazioni estreme della montagna.

L’utilizzo recente del sottotetto ai fini abitativi ha determinato altre varianti interessanti: il passaggio dal solaio usato in passato come fienile o deposito a mansarda, ha richiesto la predisposizione di nuove aperture (abbaini e lucernari) che spesso si rapportano con vivaci giochi delle falde. Nuove soluzioni funzionali (pezzi speciali di tegole, raccordi, profili, nastrature, guarnizioni…) hanno permesso di scostarsi dalla semplice geometria del tetto a capanna per di conferire una maggiore articolazione alle falde, contribuendo a definire un tratto contemporaneo alle architetture montane.

La recente cultura energetica ha poi portato a ridefinire il sistema tetto nel suo spessore, portandolo dall’essere un sistema “leggero” ad uno decisamente più complesso e multifunzionale, pur nel rispetto degli stessi criteri di impermeabilità-isolamento che anche nel passato l’uomo perseguiva, usando materiali localizzabili in sito (pelli di animali, paglia impastata a terra…). 

Oggi è indispensabile prevedere un sistema di coibentazione del tetto adeguatamente selezionato e dimensionato tale da:

  • conferire le corrette condizioni di comfort durante l’anno

  • evitare sprechi e costi superflui

  • essere sostenibile (per durata, logiche di realizzazione e manutenzione, …).

Tuttavia nel caso specifico della montagna è bene che tale ispessimento del tetto non impatti esternamente, in corrispondenza degli sporti ma sia definito all’interno della scatola muraria, attraverso un sapiente dimensionamento e posizionamento degli elementi portanti.

struttura isolamento tetto

Scarica la scheda tecnica del tetto montano

La progettazione del sistema tetto dipende dalla zona geografica e climatica: in montagna è utile considerare tegole e coppi con una buona resistenza al gelo/disgelo ed un sistema di isolamento che trattenga il calore invernale.

Ricevi la scheda tecnica per realizzare al meglio una copertura di montagna.

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Tetti di casa in montagna

Le problematiche più frequenti che un buon tetto risolve

Vediamo in sintesi quali problematiche più frequentemente possono investire un tetto in montagna e su quali dobbiamo porre particolare attenzione, quando pensiamo ad un suo rifacimento.

Possiamo distinguere tra:

questioni strutturali:

  1. un buon tetto è adeguatamente dimensionato per resistere ai notevoli carichi del tetto stesso, della neve e del vento

  2. in alcune zone interessate anche da fenomeni sismici è necessario valutare anche le spinte da questi derivanti

  3. anche il manto, specie in presenza di inclinazioni notevoli delle falde, deve essere stabile e solidale alla struttura, attraverso l’inserimento sia di travi di partenza in gronda che contribuiscano a sostenere la stratigrafia coibente, sia di elementi di fissaggio del manto, che potrebbe scivolare od essere reso instabile dall’azione dei venti: questi in particolare possono sollevare gli elementi o trascinare ramaglie od altri materiali, determinandone localmente la rottura

questioni funzionali:

  1. un buon tetto non teme infiltrazioni: la scelta accurata del manto e la sua posa corretta (e qui rammentiamo l’importanza dei giusti sormonti), scongiura il pericolo d’infiltrazioni, difficili da localizzare e correggere. A tale proposito è bene sottolineare come le tegole, in quanto piccoli formati (non a caso anche il tetto tradizionale era fatto di materiali in piccolo formato), facilitino l’intervento manutentivo locale, senza dover riguardare ampi tratti di copertura

  2. particolare attenzione va posta all’azione del gelo, quasi costante in montagna nelle stagioni fredde: questo, aumentando di volume in corrispondenza del sormonto tra gli elementi del manto, può provocare lo spostamento degli stessi, aprendo la strada alle infiltrazioni

  3. un tetto ben fatto dura nel tempo e protegge le altre parti strutturali dell’edificio: murature, volte, solai…, evitando interventi rilevanti su queste parti

questioni energetiche:

  1. la mansarda di oggi necessita di condizioni di comfort adeguate ma sostenibili: per questo è prioritario predisporre un sistema tetto che consenta la conservazione del caldo prodotto internamente in inverno senza sprechi energetici e costi importanti

  2. già in fase progettuale va posta la massima attenzione a tutti i punti critici che interrompono la continuità del sistema interagente: è proprio in corrispondenza dei lucernari, degli abbaini, dei cambi di pendenza, di sfiati e colonne che si devono mettere in atto tutti gli accorgimenti tali da contrastare fuoriuscite incontrollate di calore e spifferi e l’ingresso di acqua

  3. allo stesso modo in estate, quando durante il giorno il sole si fa sentire, lo stesso sistema tetto deve favorire condizioni di fresco e smorzare l’onda di calore, specie negli agglomerati più compatti: in tal senso gioca un ruolo essenziale lo strato ventilato sottotegola

questioni legate alla sicurezza:

  1. predisporre un manto stabile tutela le cose e soprattutto le persone che gravitano attorno al nostro edificio, specie se localizzato nei centri storici delle borgate montane o in prossimità di luoghi particolarmente frequentati

l’inserimento in copertura, solidalmente alla struttura portante, di dispositivi anticaduta tutela anche i lavoratori che frequentemente operano in copertura per manutenzioni ordinarie e/o straordinarie.

Una selezione di sistemi tetto per la montagna

E’ chiaro che la definizione e la scelta del sistema tetto dipenderà dall’area geografica in cui l’edificio è ubicato.

Il sistema stratigrafico interagente con cui oggi dobbiamo confrontarci per far fronte alle numerose criticità sopra esposte si pone come un insieme dinamico, in grado di rispondere simultaneamente a sollecitazioni e necessità differenti a seconda del periodo dell’anno e delle condizioni anche estreme che definiscono ogni stagione.

BMI Wierer propone diversi pacchetti tetto, alcuni dei quali particolarmente efficaci in relazione alle azioni esogene (clima, altitudine…) ma anche alle caratteristiche geometriche e strutturali proprie di ogni tetto.

Poiché zona alpina ci si confronta specialmente con strutture lignee, suggeriamo i seguenti sistemi tetto per la casa in montagna:

  • il Sistema BMI Wool, adatto tanto in estate quanto in inverno, resistente ai carichi ed al fuoco, il cui strato coibente è rappresentato da uno strato di lana di roccia opportunamente dimensionato sotto il profilo termoigrometrico affiancato da idonee membrane impermeabilizzanti (variabili da caso a caso) e una doppia listellatura lignea, che consente nel contempo di ventilare il sottomanto e di definire il corretto fissaggio dei materiali.

  • il Sistema BMI FIRST, particolarmente adatto nelle zone molto fredde e posizionate in quota, laddove la funzionalità estiva può valutarsi trascurabile (ovvero quando “l’eccesso di calore” estivo si può considerare vantaggioso poiché realizza un ulteriore approvvigionamento di caldo); in questi casi è consigliabile un sistema coibente poliuretanico, dalla buona prestazione estiva ed eccellente in inverno, facile da posare e dallo spessore contenuto, che, se integrato da una doppia listellatura lignea garantisce anche un’ottima resistenza all’eventuale azione di “strappo” dovuta ai carichi.

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