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Le questioni climatiche ed energetiche, su cui da decenni si dibatte e per le quali in molti chiedono soluzioni concrete, rivestono oggi un carattere di urgenza: fenomeni atmosferici estremi a cui non eravamo abituati - con conseguenze devastanti sul territorio, sul costruito e soprattutto sulle persone – si accompagnano ai fatti storici ed alle speculazioni che da mesi osserviamo specie in merito alla produzione delle materie prime e agli approvvigionamenti energetici.
E’ per questo che si deve accelerare il processo di realizzazione e/o trasformazione degli edifici in modo da renderli autosufficienti, meno energivori possibile e costituiti da un involucro in grado di rispondere autonomamente all’azione climatica. In tutto questo la copertura, primo elemento ad interagire con il clima, riveste un ruolo essenziale.
E’ per far fronte a queste problematiche che l’Unione Europea dagli anni Duemila si è espressa con direttive che in Italia si sono tradotte in alcune normative specifiche che riguardano, tra gli altri aspetti, quello delle proprietà radiative dei manti di copertura.
La prima normativa è rappresentata dal Decreto Ministeriale 26 giugno 2015 “Applicazione delle metodologie di calcolo delle prestazioni energetiche e definizione delle prescrizioni e dei requisiti minimi degli edifici”, che si rivolgono agli edifici pubblici e privati, siano essi di nuova costruzione od esistenti sottoposti a ristrutturazione.
In esso si individuano le modalità di applicazione della metodologia di calcolo delle prestazioni energetiche degli edifici, ivi incluso l’utilizzo delle fonti rinnovabili, nonché le prescrizioni e i requisiti minimi in materia di prestazioni energetiche degli edifici e unità immobiliari.
Nell’Allegato 1, nell’art. 2, laddove si tratta il tema delle “Prescrizioni comuni per gli edifici di nuova costruzione, gli edifici oggetto di ristrutturazioni importanti o gli edifici sottoposti a riqualificazione energetica” al punto 2.3.2 si evidenzia che:
“Al fine di limitare i fabbisogni energetici per la climatizzazione estiva e di contenere la temperatura interna degli ambienti, nonché di limitare il surriscaldamento a scala urbana, per le strutture di copertura degli edifici è obbligatoria la verifica dell’efficacia, in termini di rapporto costi-benefici, dell’utilizzo di:
a) materiali a elevata riflettanza solare per le coperture (cool roof), assumendo per questi ultimi un valore di riflettanza solare non inferiore a: 0,65 nel caso di coperture piane; 0,30 nel caso di copertura a falde;
b) tecnologie di climatizzazione passiva (a titolo esemplificativo e non esaustivo: ventilazione, coperture a verde).
Tali verifiche e valutazioni devono essere puntualmente documentate nella relazione tecnica di cui al paragrafo 2.2.4. “
La seconda normativa è definita dal D.M. 24.12.2015 “Criteri Ambientali Minimi”, aggiornato nel gennaio del 2017. Questa al paragrafo 2.2.3. “Riduzione dell’impatto sul microclima e dell’inquinamento atmosferico” riporta "Al fine di ridurre le emissioni in atmosfera e limitare gli effetti della radiazione solare (effetto isola di calore) il progetto di nuovi edifici o la riqualificazione di edifici esistenti (…) deve prevedere (…) l’uso di materiali ad alto indice di riflessione solare (Solar Reflectance Index) per un minimo del 75% della superficie di intervento come di seguito specificato:
per le superfici di copertura (es. tetti) deve essere previsto un indice SRI:
Esistono poi le indicazioni legate ai protocolli per le certificazioni degli edifici (LEED, ITACA, ..).
Queste prescrizioni suggeriscono più o meno esplicitamente l’uso di materiali ad elevata riflettanza, sia per migliorare il comfort interno estivo dei fabbricati, sia per ridurre il fenomeno di “isola di calore urbana” indipendentemente dal basso livello di trasmittanza termica richiesto ai vari componenti dell’involucro.
I materiali ed i prodotti che rispettano la normativa
I materiali che maggiormente rispettano la normativa sono detti “cool materials”: dotati di particolari caratteristiche radiative, sono in grado intrinsecamente di riflettere l’irradiazione solareincidente e nello stesso tempo di emettere energia termica nell’infrarosso.
Possiedono quindi:
Quindi sono materiali che raggiungono temperature più basse rispetto ad altri ma con minor riflettanza.
Andando ancora più nel dettaglio: quando un’onda elettromagnetica colpisce un oggetto, vede una sua parte assorbita, una riflessa ed un’altra trasmessa. La somma delle tre frazioni rappresenta la radiazione incidente.
Poiché l’elemento colpito, quando parliamo di costruito, normalmente è opaco, possiamo considerare trascurabile la componente di energia trasmessa, mentre quella riflessa e quella assorbita dipendono:
Se:
A valori intermedi corrispondono condizioni intermedie.
Questi aspetti ci interessano moltissimo perché da essi dipende la quantità di energia solare che viene diffusa verso l’ambiente circostante, condizionando il microclima locale e investendo i manufatti limitrofi.
Il coefficiente di emissione e l’albedo definiscono l’indice di riflessione solare, SRI, il Solar Reflectance Index; i materiali che possiedono un elevato SRI contribuiscono a disperdere al massimo l’energia solare, impedendo che questa riscaldi le superfici con cui viene in contatto e migliorando così le caratteristiche di comfort degli spazi che si sviluppano all’interno degli edifici.
I cool materials, pertanto contengono la componente assorbita e poi trasmessa all’edificio, permettendone una vivibilità decisamente migliore.
Questi materiali si stanno diffondendo sempre più sul mercato e si rivolgono a maggior ragione verso le coperture degli edifici, prime superfici ad essere interessate dall’irraggiamento solare.
In sintesi: richiamandosi alle logiche del solo valore SRI (che si esprime in %), l’utilizzo di soluzioni con SRI elevato determinano due vantaggi importanti:
Numerosi sono gli studi condotti sull’efficacia dei materiali riflettenti: se in termini di mitigazione dell’isola di calore il loro ruolo è riconosciuto, qualche dubbio in più sorge relativamente alla funzione di ottimizzazione del comfort interno degli edifici. Riferendosi specificamente alle coperture, ci si è infatti resi conto che altre due componenti del tetto tradizionalmente note e consolidate, intervengono con maggior efficacia e durevolezza sulla riflettanza solare delle coperture:
E’ noto come una copertura oggi sia caratterizzata da un insieme di materiali ognuno dei quali concorre a definire, con la propria prestazionalità, un sistema tecnologico interagente, ove:
collaborano nel definire un sistema efficiente, duraturo e sostenibile.
Unità 10 - Il sistema tetto a falde: l'integrazione del fotovoltaico
Unità 7 - Il sistema tetto a falde: la riflettanza equivalente
Una progettazione attenta alla questione della riflettanza solare nelle coperture, può risolvere parte della complessità con servizi che risolvono e snelliscono alcuni passaggi di selezione e definizione di materiali e componenti del sistema tetto.
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Fra le attività di supporto e progettazione rientrano quindi anche quelle inerenti alla riflettanza e alle valutazioni ad essa correlate, ovvero:
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