Logiche di cantiere per un tetto di città

Il rifacimento di una copertura nel centro di una grande città, una casistica comune a molti proprietari, implica complessità progettuali talvolta davvero consistenti.
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La complessità di (ri)progettare un tetto

L’edificio di cui ci occupiamo si colloca lungo un’arteria di grande importanza che collega il centro storico con l’hinterland metropolitano: un corso alberato di concezione ottocentesca, con corsie centrali e controviali.
Su questi trovano posto parcheggi a pettine, distributori di benzina, parcheggi dei taxi e infinite altre realtà tipiche della viabilità urbana. Importante asse di espansione della città sin dal XVIII secolo, continua a mantenere, oggi, un primato per via della recente metropolitana che si sviluppa nel sottosuolo.

La costruzione del fabbricato è datata 1860 circa: è caratterizzata da 8 appartamenti e negozi che si affacciano su strada al piano terreno.
Una decina di soffitte tipiche occupano, dall’origine, il sottotetto. Sono soffitte abitabili, vissute da sempre, con begli abbaini: come se ne vedono tante passeggiando per il centro città.

La struttura è in muratura portante; gli orizzontamenti in parte sono voltini, altre volte solai in legno.

Nel 2012 i proprietari sentono la necessità di intervenire sul tetto:

  • La struttura lignea è decisamente danneggiata e sottodimensionata

  • Il manto in coppi a forte pendenza deve essere sostituito.

  • La struttura è nascosta da un cannicciato, una delle tante tipicità del luogo.

  • Tutte le soffitte venivano scaldate con stufe e camini e nel solaio di pavimento passava ogni sorta di tubazione.

  • In poco tempo ci si accorge che è impossibile conservare la struttura esistente: le stesse travi principali sono coperte da 4 cm di intonaco, fessurate e danneggiate dalle tarme.

Un crogiuolo di problematiche legate alla sicurezza: di natura statica, di carico di incendio, e non solo.

Rifacimento tetto in centro città

La cantierizzazione quando l’edificio è in città

Intervenire sul tetto, ristrutturandolo, implica un’attenzione al contesto urbano nel quale l’edificio è inserito per procedere con i lavori.

In questo caso l’edificio è situato in un punto strategico per i collegamenti tra ambiti cittadini di rilevo e caratterizzato da un corso ad elevato traffico, da controviali a senso unico a loro volta sedi di parcheggio, di filari di alberi storici (platani vincolati dalla Città), di una pista ciclabile, di un marciapiede percorso intensamente perché i negozi che si affacciano su via sono frequentatissimi.

Nessuno di questi ambiti è “chiudibile” per un periodo sufficientemente lungo, ma solo temporaneamente.

Dove si può collocare il ponteggio, oltre al cortile interno, che ne è già occupato ma non è sufficientemente ampio?

Inoltre, sono presenti dissuasori, a delimitazione delle corsie ciclabili da quelle pedonali; marciapiedi con pavimentazioni in pietra di recente rifacimento; uno sbocco del controviale sul corso principale proprio in corrispondenza dell’edificio; l’adiacenza dello stesso ad un incrocio viario, determinante per la viabilità locale. Sono presenti parcheggi per disabili, esigenze commerciali e lampioni ottocenteschi.

Per questo si è resa necessaria tanta burocrazia; perché la progettista, oltre a dover produrre molteplici soluzioni progettuali intermedie, gestire con difficoltà le tante esigenze dei proprietari, e definire, infine, un progetto “a regola d’arte”, ha dovuto confrontarsi con i tanti settori della Municipalità chiamati in causa per trovare e formalizzate soluzioni adeguate: in termini di viabilità (automobilistica, pedonale e ciclabile), di verde pubblico, di sicurezza sul lavoro, tanto per citarne alcune. 

E la logistica di cantiere? Come far arrivare travi lunghe 8 metri in un edificio schiacciato tra altri due, naturalmente più alti?

Solo definire le questioni di occupazione suolo pubblico per l’inserimento del ponteggio su strada e per permettere l’approvvigionamento di questi materiali in cantiere ed il movimento dei carichi, è stato lungo e complesso: sono state definite e rappresentate parecchie soluzioni temporanee, in concertazione con il Comune, prima di addivenire ad una soluzione transitoria finale, da concludersi nel tempo massimo di una settimana.

Per questo è necessario affidarsi ad un tecnico di fiducia, oltre che a soluzioni di qualità: ed ogni cosa si risolverà per il meglio.

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Affrontare le problematiche di rifacimento tetto

Affrontare le problematiche di rifacimento tetto

Consolidamenti statici

I muri di spina preesistenti erano stati forati per far posto a canalizzazioni e cavedi; ciò aveva compromesso la natura statica ed il colmo, che su questi poggiava, risultava fortemente instabile.

Completo rifacimento della struttura

Travi principali e secondarie, assito e listellatura vengono dimensionati e realizzati ex novo, naturalmente in legno, visto il contesto.

Realizzazione del “pacchetto” statigrafico

Come richiesto dalla normativa recente è necessario predisporre le stratigrafie del tetto. Inoltre, sono stati inseriti i dispositivi anticaduta, sempre secondo la legge.

Manto di copertura

La prima proposta avanzata dai proprietari riguarda una soluzione metallica.
Il ruolo del progettista è stato fondamentale per convincere i proprietari ad adottare una soluzione che si adattasse sia alla tipologia di fabbricato sia al contesto urbano.

Quando i lavori sembravano concluse è emerso un nuovo problema: 48 canne fumarie che confluivano direttamente sulla struttura lignea e sull’isolante in fibra di legno; tante erano le teste di camino ed ogni testa scaldava una stanza.

Che soluzione adottare?

L’inserimento di canne fumarie in acciaio da subito si dimostra eccessivamente oneroso, vista la lunghezza degli stessi rispetto ai vari piani. Ma per abitanti (ed amministratore) diventa prioritario fare in modo che nessuno, né oggi e né domani (quando non si avrà più memoria di questa configurazione), si accorga della presenza delle vecchie sedi dei camini, le apra e decida di accendere un romantico fuocherello in inverno, mettendo a repentaglio la vita di tutti gli abitanti del fabbricato e la sicurezza dello stabile.

È così che il Direttore Lavori, in accordo con la Proprietà, decide di intervenire attraverso la modifica del Regolamento di condominio, che vieterà l’utilizzo dei cavedi rimanenti se non dietro la presentazione di accurati progetti e verifiche, mantenendoli inalterati come servitù all’uso.

I lavori iniziano e si concludono nel 2018:

  • una struttura nuova in legno lamellare

  • tetto dotato di una adeguata camera di ventilazione (che l’Amministrazione richiede pari a 7 cm)

  • strato isolante in fibra di legno, membrane performanti e tegole in laterizio, come meglio si addice al fabbricato (benché non vincolato) ed all’intorno urbano

Per questo la Direzione Lavori, su consiglio dei proprietari, sceglie il Coppo Domus: una tegola in laterizio curvilinea, dall’estetica tradizionale ma dal profilo in grado di superare le difficoltà oggettive presentate dal coppo tradizionale.

Questa tipologia di tegola, infatti, si ancora alla listellatura e si incastra lateralmente, risultando stabile ed impermeabile agli agenti atmosferici.

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