Il progetto del tetto di un garage a verde estensivo

Il rifacimento dell’impermeabilizzazione di una copertura piana è un’occasione da non perdere per dare un contributo sensibile al miglioramento estetico dei luoghi e al microclima locale. E’ il caso di un box auto a Milano, la cui copertura a verde estensivo può costituire un ottimo esempio per ripensare alla chiusura di molte altre autorimesse.
Tetto verde box auto
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Il tetto verde ed i suoi innumerevoli vantaggi

Le nostre città vedono la presenza di numerosissimi bassi fabbricati destinati a una moltitudine di utilizzi: dal più comune box auto, ai magazzini ed ai depositi, alle piccole attività artigianali e commerciali. Frequentemente questi risultano essere anche molto estesi: normalmente localizzati nei cortili, in corrispondenza delle facciate interne, risultano magari nascosti dagli alti fabbricati, spesso ombreggiati per lunghe ore dagli stessi. Ma sono ben visibili dall’alto e dagli ambienti residenziali che su di essi si affacciano.

Quando ci confrontiamo con situazioni di questo tipo, sovente osserviamo distese nere di bitume che nel tempo hanno accumulato in superficie ogni genere di sporcizia portata dal vento o gettata dai balconi limitrofi. Possiamo ragionevolmente dire che non rappresentano una delle soluzioni più qualificanti dei nostri concentrici.

Nel tempo richiedono inoltre il rifacimento del sistema di impermeabilizzazione: i manti bituminosi stesi tempo prima, sollecitati da gelo, acqua e sole, naturalmente decadono e possono dare luogo a fessurazioni attraverso le quali il rischio di infiltrazioni è elevato; questa è l’occasione per ripensare il sistema attraverso una stratigrafia che non solo ripristini la funzionalità principale della copertura continua - che è quella di proteggere dalle intemperie ed in particolare dall’acqua - ma definisca una soluzione a verde che renderà il tetto decisamente più gradevole sotto l’aspetto formale e migliorerà il microclima locale, riducendo gli esiti infelici dell’isola di calore.

E’ ormai noto a tutti che i cambiamenti climatici che stanno caratterizzando i nostri tempi, con eventi meteorologici estremi e lunghissimi periodi siccitosi, con estati che si sono allungate di quasi un mese (solo quest’anno 27 giorni in più di caldo) si relazionano con edificati morfologicamente compatti in cui trovano luogo attività antropogeniche, nei quali sono state privilegiate le arterie viarie e le impermeabilizzazioni del suolo attraverso l’uso di materiali che attirano il calore; l’insufficienza poi di verde, di attenzione a criteri quali l’esposizione, l’orientamento e la ventilazione sono tutti fattori che hanno contribuito a determinare un significativo aumento della temperatura urbana, pari anche di 1,5-2 gradi rispetto a quella rurale limitrofa (ma con una proiezione futura che tende a crescere ulteriormente, specie nei paesi mediterranei). L’aumento del calore in città determina un circolo vizioso: la necessità di raffrescamento aumenta i consumi energetici che a loro volta determinano maggiori emissioni in atmosfera e così di seguito. Inutile sottolineare che tutto ciò incide anche sul benessere psicofisico dei cittadini.

Questi aspetti debbono naturalmente essere risolti attraverso strategie di pianificazione alle diverse scale:

  • alla scala macro: con un’adeguata pianificazione territoriale

  • alla scala meso: una consapevole pianificazione urbana

  • alla scala micro: un’attenta progettazione edilizia.

Concentrando la nostra attenzione sulle coperture possiamo osservare che esse, sotto il profilo architettonico e tecnologico, sono i manufatti maggiormente esposti all’irraggiamento solare ed alle intemperie: la soluzione del green roof si presenta così come un’ottima soluzione di mitigazione, naturalmente a seguito di una valutazione consapevole in relazione al contesto specifico.

Il verde estensivo sul tetto piano è certamente non solo attuale, ma anche pragmaticamente realizzabile senza eccessivi esborsi economici o manutenzioni pesanti.

Richiede chiaramente un’attenta progettazione nei minimi dettagli e grande cura esecutiva, ma comporta innumerevoli vantaggi, che si misurano soprattutto in termini di:

  • inerzia termica: alcuni studi scientifici hanno dimostrato che se una copertura piana “comune” è soggetta a temperature che oscillano tra i -30° ai + 80°, una sottile (ma adeguata) coltre di suolo inverdito riduce il range a -5°  ÷ +25°. Anche i flussi di calore derivanti dall’interno, quando i locali sottostanti siano riscaldati, si riducono sensibilmente;

  • si riduce il carico che grava sui sistemi di convogliamento delle acque piovane e sulla rete di smaltimento delle acque, grazie al fatto che il terreno in parte assorbe l’acqua derivante dalle piogge, ne riduce la velocità superficiale e ne favorisce l'evapotraspirazione;

  • influenza le correnti d’aria grazie alla rugosità della superficie esposta;

  • riduce l’inquinamento atmosferico ed acustico;

  • il verde estensivo (uno strato erbaceo o di specie adatte quali il sedum) determina un impatto estetico gradevole.

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Il progetto del box auto di via Longanesi a Milano

Il progetto che raccontiamo è un esempio “facile”: facile perché non rappresenta una conversione da una soluzione piana tradizionale ad una destinata a verde. Il box era già occupato in sommità da una sistemazione a verde. L’architetto Claudio Grieco di Milano non ha fatto che ripristinarla e riproporla in chiave maggiormente efficace e più attuale.

La copertura su cui è intervenuto è posizionata nel cortile di un condominio, è ben visibile dai fabbricati vicini e consta di una superficie di circa 1000 mq che, dopo 40 anni, necessitava della sostituzione della sua stratigrafia, con un ripristino totale dell’impermeabilizzazione. 

E’ lo stesso progettista a confermare il suo amore per la soluzione piana a verde, dai risvolti positivi in termini:

  • architettonici

  • funzionali

  • ecologici

L’architetto ha sottolineato la tecnicità del tema e la necessità di uno studio progettuale accurato. La presenza di infiltrazioni dovute al tempo e l’insistenza di impianti tecnologici necessitavano infatti di soluzioni adeguate, specie relativamente ai sistemi di scarico dell’acqua, alla sistemazione di bocchette, ai giunti di dilatazione e all’interferenza con l’impianto elettrico.

In un progetto di questo tipo talvolta insorgono problematiche complesse, non facilmente prevedibili, a cui porre rimedio; ad esempio alcuni alberi d’alto fusto messi a dimora in adiacenza interferivano con la copertura: per essi sono stati previsti dei micropali e delle “stampelle” di sostegno in acciaio.

La fase iniziale ha previsto la verifica statica della struttura esistente in latero cemento: in assenza di un progetto esecutivo che dia tutte le informazioni necessarie (cosa che accade frequentemente) è indispensabile procedere con prove di carico.

La copertura, sufficientemente estesa, è stata suddivisa in lotti a pendenza differente per garantire il corretto deflusso dell’acqua verso i punti di raccolta e smaltimento.

L’intervento è consistito nelle seguenti operazioni:

  • parziale rimozione delle guaine presenti, laddove potevano essere staccate dal supporto

  • pulizia della superficie

  • stesura di BMI Primer R, bituminoso a base solvente, atto a preparare il supporto (ligneo, in laterocemento,…) prima di applicarvi le membrane bituminose adesive o saldate in totale aderenza

  • Magnetic green 40, membrana antiradice resistente alla penetrazione dell’apparato radicale della vegetazione, ideale da inserire come elemento finale di tenuta in sistemi multi-strato nelle coperture a verde pensile

  • doppio strato di SilverTop mono, guaina bituminosa composta da una mescola di bitume distillato modificato con polimero a base di polipropilene APP, la cui faccia superiore è protetta con ardesia minerale naturale o colorata

  • Geodrenante Draina 2F 16-400, geocomposito drenante in monofilamenti estrusi rivestito con due geotessili aventi funzione di filtro e separazione, per il drenaggio in coperture a verde pensile

  • strato drenante s=2-3 cm

  • argilla espansa s=7-8 cm

  • tessuto non tessuto ed infine

strato verde, composto da erbacee ed esemplari arbustivi selezionati in funzione del clima, della disponibilità del terreno e in modo da richiedere una bassa manutenzione (circa due volte l’anno). La longevità del verde è garantita da un sistema di irrigazione di soccorso, la cui componente impiantistica idraulica ed elettrica necessita di grande attenzione esecutiva.

Dal progetto al cantiere

Interventi di questo tipo richiedono una fitta assistenza dell’azienda produttrice sia in fase progettuale, sia esecutiva, oltre l’affidarsi a maestranze esperte perché, parafrasando l’arch. Grieco, “il tetto piano verde è un tetto serio”.

In molti auspicano una sua diffusione ben più ampia; ad oggi qualche limitazione è ancora dovuta:

  • a pregiudizi culturali;

  • al pensiero che i costi siano superiori ai benefici;

  • ad una profonda e consolidata tradizione di tetti a falde;

  • al fatto che la maggioranza delle coperture piane esistenti insistono su edifici plurifamiliari e quindi su una pluralità di condomini;

  • alla difficoltà di adeguare la copertura piana esistente in termini statici e di sicurezza (parapetti...);

  • alle difficoltà di gestione della proprietà: chi è proprietario del tetto piano? Chi lo utilizza? Chi lo mantiene? 

Sono tutte domande legittime; ma è stato proprio questo periodo post pandemico a dimostrare che chi ha avuto la fortuna di godere di un lastrico solare si è reso conto delle potenzialità di questo manufatto, certamente più facile da realizzare ex novo che da convertire in fase di ristrutturazione. Disporre di uno spazio aperto in città, che sia un giardino pensile, un piccolo orto urbano o una terrazza realizza un prezioso spazio aggiuntivo, ci fa vivere più liberamente, serenamente e in salute e accresce il valore immobiliare della nostra abitazione.

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