Il rifacimento di un tetto storico: il Vescovado di Mondovì

Alcuni interventi sugli edifici non sono “comuni”: di certo non lo sono quando investono un palazzo storico, posto in un contesto urbano che da secoli viviamo, ammiriamo e tuteliamo e che ancora, anche se in modo diverso, continueremo a farlo. In questi casi è un privilegio, operare. Un privilegio che richiede rispetto, reverenza e maestria.
Tetto Vescovado dall'alto
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Il Vescovado di Mondovì: la sua storia e le necessità attuali

La sede del Vescovado di Mondovì si trova nel rione di Piazza, l’antico nucleo che domina l’intera città: è un complesso di edifici che sorge alla fine del Trecento su una dimora signorile per dare origine alla Diocesi locale. Nell’ottobre del 1389 il Comune acquista dalla famiglia dei Borghese questo palazzo, in cui si insedia Damiano Zoagli, primo vescovo e dopo di lui altri 41 vescovi che vivranno ed abbelliranno queste stanze, definendo l’assetto architettonico che oggi possiamo apprezzare. Nel 1560 – e fino al 1719 – il palazzo divenne sede Universitaria: nelle sue sale si tenevano le cerimonie di laurea. Molte sono le testimonianze artistiche evidenti nella Sala degli Arazzi (che contiene arazzi fiamminghi i cui cartoni sono attribuiti a Rubens ed un crocifisso in avorio attribuito a Bernini) e dei Vescovi (ove trovano posto sessantasei ritratti di monregalesi illustri).

Recentemente è sorta la necessità di agire con interventi di restauro e risanamento conservativo, curati dall’arch. Anna Maria Garelli di San Michele Mondovì, prevedendo accanto alla destinazione prettamente residenziale del Vescovo, della sua Segreteria e dei suoi uffici, anche quella di spazio museale aperto al pubblico.

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I lavori sul tetto del Vescovado

Il rifacimento della copertura in coppi

Definita da una classica struttura lignea ancora staticamente funzionale nelle parti principali, la copertura del Vescovado ha necessitato della sostituzione parziale della travatura secondaria e nel rifacimento complessivo del sistema “alla piemontese”, tipica del luogo; questa è conclusa da una fitta e ravvicinata listellatura verticale (posata nel senso della pendenza), su cui poggiano i coppi di canale, conclusi superiormente da quelli di coperta.

Lavoro tetto Vescovado

Alcune soluzioni realizzate nel tempo allo scopo di contrastare la spinta esercitata verso le murature esterne sono state salvate ed integrate, in modo da evitare adeguamenti strutturali più consistenti ed invasivi in considerazione della natura storico/artistica dell’edificio ma anche del buono stato di conservazione in cui la struttura stessa effettivamente versava.

Poiché l’ambito è caratterizzato da un’azione sismica modesta ma da fenomeni climatici anche rilevanti, specie in termini di nevosità e ventosità, ed in assenza di capriate, è stato necessario realizzare delle catene in acciaio a supporto delle piattine metalliche esistenti ma della cui efficacia non si era certi, per contenere al meglio le spinte orizzontali che il tetto genera sulle murature perimetrali. 

Tetto Vescovado catena acciaio

Il sottotetto non è stato destinato a particolari funzioni nel tempo (se non quella classica di “soffitta”); il fatto che si sia trovata in ottime condizioni è dimostrazione di quanto sia stata ben concepita e realizzata sin dalle origini e la sua durevolezza nel tempo rappresenta certamente un valore aggiunto non trascurabile. 

Oltre a migliorare la funzionalità statica, dunque, l’ing. Gianluca Scotti di Lodi, strutturista, si è trovato a “ricreare ordine” nel manufatto nella sua interezza: se si osserva il risultato finale degli interventi emerge proprio questo senso di “pulizia”.

Tegole tetto Vescovado

I coppi risultano perfettamente allineati ma nel contempo, dall’esterno, si percepisce quella straordinaria miscellanea di forme e colori che sa mostrarsi disomogenea ma ordinata, come è tipico nei tetti in coppi tradizionali. Una sorta di ordine disordinato che trasferisce un senso estetico appagante.

Una maestria che nasce quindi da una grande competenza ed esperienza e che si può ben dire che sfoci nell’arte. Di questo abbiamo parlato con il geom. Briatore, titolare della Briatore Costruzioni srl di Villanova Mondovì nonchè BMI RoofPro (la rete di posatori specializzati BMI WIERER), che ha sottolineato quanto sia importante, in questi interventi, non lesinare sul materiale, selezionando prodotti e soluzioni di elevata qualità.

Come spesso accade nei centri storici, la Soprintendenza ha prescritto il reinserimento di coppi di recupero - che nel caso specifico sono stati tagliati a mano uno ad uno e posati con precisione millimetrica - sui coppi di canale Coppostop di BMI WIERER coppi in laterizio (in Piemonte storicamente dalla curva di 20 cm), che ben si mescolano e mimetizzano tra quelli preesistenti. Sono stati inoltre disposti anche i pezzi coordinati funzionali, quali i coppi paraneve, distribuiti nel numero e nella geometria imposti dalla normativa per ogni area climatica, in relazione alla pendenza delle falde e all’altitudine del luogo. E’ lo stesso costruttore ad evidenziare l’ottima resistenza di ogni singolo coppo e di come, a pochi mesi dalla posa del manto, i coppi nuovi di canale si siano già armonizzati con quelli “storici” di recupero: segno che la terra cotta impiegata “è quella giusta”. 

Rimanendo in tema di colori, l’impresario ha anche sottolineato come Metalroll, il sottocolmo flessibile, ventilato ed impermeabile all’acqua, ad ulteriore protezione dei colmi, di colore rosso, si sia mimetizzato perfettamente con gli elementi del manto.  

Copertura Vescovado

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L’importanza della stabilità del manto in un centro storico

Se operiamo in un contesto urbano molto frequentato oltre che, nel caso specifico, su una costruzione a destinazione museale a cui accederà un vasto pubblico e ci troviamo, inoltre, in una zona sismica modesta, in cui la neve cade ancora abbondante per via dell’influsso delle correnti provenienti dal mare e, in alcuni giorni, da un vento intenso, ecco che siamo in presenza di condizioni che portano inevitabilmente a prevedere un manto solidale alla struttura; questo significa, specie nel caso dei coppi, fissare gli elementi uno ad uno, ponendo grande attenzione sia alla qualità del fissaggio, sia alla modalità del fissaggio stesso.

In commercio se ne trovano di tutti i tipi, ma meglio spendere pochi soldi in più per acquistare elementi più performanti, che garantiscano stabilità al manto e serenità ai proprietari dell’immobile, specie nei confronti dei terzi che vi accedono.

Altro aspetto non da trascurare riguarda anche la durabilità del manto di copertura: un coppo stabile protegge l’edificio dalle intemperie, contrasta le eventuali infiltrazioni ed evita il deterioramento delle strutture portanti, conservando il manufatto per altro lungo tempo.

Sul tetto del Vescovado il fissaggio è avvenuto attraverso:

  • ganci metallici “a S” di robustezza e dimensioni adeguate, posizionati in modo da “fermare” tanto i coppi di coperta, quanto quelli di canale per tre file consecutive (naturalmente rendendoli solidali alla struttura). Grazie a questi ganci, qualora si verificassero piccole infiltrazioni, è possibile sganciare il coppo interessato, rimuoverlo e riagganciarlo una volta risolta la situazione, stabilmente e con grande facilità;

  • viti di diametro 4 mm e lunghezza di 30 mm, adatte per essenze dure come il castagno ed il rovere - qui presenti - che conferiscono maggiore stabilità al manto se fissano una fila di coppi ogni tre.

Importantissimo è anche il fissaggio del gancio fermacolmo, specie in condizioni di ventosità severe come quelle presenti nel monregalese.

Infine, accennando alla stabilità, è bene ricordare come anche chi salga in copertura per effettuare operazioni manutentive nel tempo debba poter lavorare “stabilmente” ed in totale sicurezza: per questo nel progetto del tetto del Vescovado è stato previsto un sistema di sicurezza Vitasafe a cordini in acciaio inox, per tutelare gli operatori e, al tempo stesso, contenere l’impatto estetico sul tetto di un edificio di valenza storica.

Un ringraziamento a S.E.R. Mons. Egidio Miragoli, Vescovo di Mondovì ed alla sua Segreteria, ai progettisti ed a Briatore Costruzioni srl, perché un buon intervento nasce dall’azione sinergica e collaborativa – che qui evidentemente c’è stata - di tutti i soggetti interessati dalle operazioni.

Un ringraziamento speciale va a Giovanni Aimo, alla sua mongolfiera ed alle sue preziose suggestioni aeree. A lui si deve la meravigliosa immagine di copertina.

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