Lilelo: lodge ecosostenibili

Nelle splendide colline del Monferrato sta sorgendo un suggestivo esempio di glamping: un modo alternativo e lussuoso di vivere l’esperienza del camping.
Lodge Lilelo
La membrana Divoroll Biolaytec per l'eco-glamping Lilelo
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Come nasce Lilelo: Little Leisure Lodge

A partire dalla prossima primavera sarà possibile trascorrere momenti immersi nella natura, godendo del calmo ed ondulato paesaggio circostante in splendide “capanne” il cui tetto riveste un ruolo - fisico e simbolico - di rilievo.

Da tempo gli ideatori del gampling Lilelo: Little Leisure Lodge avevano in mente di realizzare questo progetto: stanchi di soggiornare in città, di ritmi lavorativi estenuanti e desiderosi di una vita diversa hanno avuto un’ulteriore spinta in seguito ad un viaggio in Sud Africa - dove queste situazioni di soggiorno sono frequenti – e sono rientrati con l’idea di renderle possibili anche in Italia. Da questa suggestione al decidere di cambiare vita il passo è stato (relativamente) breve. Così nel 2016 la coppia si lascia alle spalle il passato ed inizia a cercare il luogo più adatto in cui realizzare il loro progetto: un territorio paesaggisticamente qualitativo da attrezzare con micro costruzioni dotate di tutti i comfort.

Dopo alcuni tentativi progettuali affinano la giusta formula: il primo scoglio, infatti, è di natura urbanistica; la Pubblica Amministrazione non si confronta abitualmente con questo tipo di intervento, che si colloca in una posizione intermedia tra la vocazione agricola e la destinazione ricettiva.

Anche la scelta del luogo non è semplice: dopo aver sondato le aree vicine alla città d’origine, Varese, la ricerca si estende fino ad arrivare al Monferrato, in particolar modo a Grazzano Badoglio, in provincia di Asti. Un Comune bellissimo, immerso tra le vigne ma comodamente raggiungibile dalle grandi città, dove il rapporto con l’Amministrazione e con i cittadini locali, disponibili ed aperti a questa novità, diventa particolarmente proficuo.

Viene redatta una Variante Semplificata al PRG, procedura indicata dalla Provincia che permette di procedere più celermente, con una valutazione molto accurata del progetto, senza incappare nelle lungaggini di revisione periodica del PRG. Naturalmente le prescrizioni individuate dalla Conferenza dei Servizi sono state stringenti: la necessità di tutelare e valorizzare il paesaggio circostante, ad esempio, ha impedito la realizzazione di una piscina piuttosto che l’inserimento di sistemi fotovoltaici. I tempi burocratici prima ed il Covid poi fanno slittare un poco l’autorizzazione ma nella primavera del 2021 si iniziano i lavori.

Tetto lodge

Il progettista Marco Lavit

Marco Lavit

Nato nel 1986, Marco Lavit ha studiato architettura alla École Spéciale d’Architecture (ESA) di Parigi e al Royal Melbourne Institute of Technology. Si è laureato all’ESA nel 2011 con una tesi sul design sostenibile delle cantine vinicole.

Nel 2014 Marco ha fondato a Parigi il suo studio di architettura e design, Atelier LAVIT. Lo studio opera sia in Francia che in Italia. Il lavoro di Atelier LAVIT nasce dal dialogo con gli artigiani, ricercando l'eccellenza Made in Italy e il lavoro artigianale.

Architettura e design spesso procedono in parallelo, puntando a ottenere forme essenziali. Questo approccio si traduce in una produzione estemporanea, che non segue le mode, ma lascia che sia la forza delle materie prime a parlare per il design.

Lo studio copre una vasta gamma di progetti, che spaziano da pezzi personalizzati a oggetti da collezione, edizioni limitate, design industriale, scenografie, installazioni a cielo aperto, design d’interni, fino ad abitazioni private e eco-hotel.

Marco insegna progettazione alla École Spéciale d'Architecture (ESA) di Parigi incentrando la ricerca del suo atelier sulle micro-architetture e sulle tecniche di prefabbricazione anche in occasione di numerosi workshop e conferenze in tutta Europa.

Suggestioni e idee di progetto

lI giovane progettista di Lilelo è l’arch. Marco Lavit, fondatore nel 2014 dell’Atelier Lavit di Parigi: professionista già noto ai Committenti, si muove “filosoficamente” proprio nella loro direzione. Le sue esperienze recenti sono orientate verso strutture abitative insolite ed innovative, alla piccola scala, concepite come pezzi artigianali e di design esattamente come gli arredi che le completano. Il progettista instaura con la committenza dinamiche insolite e divertenti, che sottolineano - nel progetto quanto nel dialogo- una voluta distanza dal “quotidiano”. L’arch. Lavit sta interessandosi proprio in quel momento -  in Francia, in Spagna, in Svizzera e Lussemburgo -  ad architetture di questo genere, la cui richiesta è crescente un po’ ovunque e si confronta con operatori del settore (le aziende produttrici, le falegnamerie…) che stanno evolvendosi per dare risposte concrete a questa ”nuova”  domanda, dotandosi di macchinari e sistemi logistici adeguati.

Il progettista si confronta con il Monferrato: un paesaggio agricolo e viticolo estremamente qualitativo sotto il profilo ambientale e naturalistico, caratterizzato da una morfologia particolare: il lotto non è vasto ed è scosceso e richiede soluzioni attente. In più, come sempre accade quando si affronta un progetto, ci si dibatte tra intuizioni teoriche ed analisi storiche e territoriali, tra prescrizioni normative e consuetudini architettoniche locali.

Il punto di partenza è costituito dal lodge: improntato sul mito della “capanna primitiva” teorizzata da Vitruvio prima, da Chipiez, Perrot e  Choisy poi, appassionando infine anche i teorici più vicini a noi, tenta di rappresentare l’archetipo originario che sta alla base del rapporto tra Uomo e Natura. 

L’intento è quello di far dialogare strutture indipendenti tra loro senza che si creino interferenze, ombre, disturbi reciproci. I lodge devono dialogare con l’ambiente e diventare parte di esso: l’edificato, creato dall’uomo, deve rapportarsi al naturale. Nell’ideazione del progetto diventa centrale anche il richiamo alla cultura giapponese che concepisce il paesaggio come la sovrapposizione di layer differenti, che si sovrappongono e compenetrano. I lodge vengono concepiti attraverso volumi “acuti” e si devono integrare con i piani fortemente orizzontali dei filari delle viti e della pianura all’orizzonte. Si sottolinea anche la forma triangolare delle “capanne”, fortemente simbolica: è la riproposizione della capanna che formava i villaggi primordiali perché anche Lilelo vuole essere improntato come un villaggio: una sorta di piccola comunità, ove rapporti ed indipendenza, convivialità e discrezione convivono ai due estremi. 

L’intento è quello di creare un luogo unico sia per l’esperienza che si propone - un’esperienza di comfort e non di soggiorno estremo - sia per l’ambiente circostante: la vista meravigliosa che si gode verso la pianura sottostante e la posizione dominante, che non possono che rappresentare valori positivi.

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Il disegno del progetto

La realizzazione del luogo: le esigenze, il cantiere ed i materiali

E’ la morfologia del luogo a dettare le regole progettuali: irregolare ed accidentata necessita di adattamenti strutturali; la sua superficie permette di individuare una capanna destinata a reception ed altre tre strutture da dedicare al relax, indipendenti ma volutamente interconnesse tra loro. 

Ancora una volta viene in soccorso l’esperienza africana: qui l’innalzamento delle abitazioni dal suolo ha un’importante funzione di protezione, specie dagli animali. Ecco che l’unione delle due esigenze – quella di adattarsi al versante scosceso e di rialzarsi per isolarsi dal suolo – porta a concepire capanne rialzate da terra con una pavimentazione posta ad una quota di 2,50 metri dal piano campagna. Ogni lodge è uno svettante prisma a base rettangolare, sollevato da terra; questo ha consentito all’architetto anche di creare un punto di vista verso l’esterno diverso da quello che si percepisce all’arrivo, dal suolo.

Se quindi la concezione privilegiata è quella di “rifugio”, sono il pavimento rialzato ed il tetto fortemente spiovente a realizzare i due elementi prioritari: le chiusure perimetrali sono del tutto secondarie e spesso delegate a superfici vetrate, aperte. L’architettura scompare per lasciare spazio al paesaggio.

Il materiale privilegiato per Lilelo è il legno: un materiale che, come evidenzia l’arch. Lavit, appassiona e soddisfa. Disponibile in natura, richiede un approccio quasi infantile: è semplice, va conosciuto nella sua essenza per poterlo utilizzare senza forzature, determinando soluzioni formali straordinarie senza lavorazioni complesse e logiche di cantiere particolarmente articolate: non richiede casseri, colature, trasformazioni. Ed  è talmente bello da poter essere usato così com’è nella sua estetica finale. La possibilità di utilizzarlo attraverso elementi prefabbricati sottolinea ulteriormente l’approccio “infantile”: la concezione di modularità si ritrova in giochi quali il Lego o il Meccano. Così ogni singola “capanna” trova sostegno attraverso una struttura portante in larice massello a V rovesciata, con interposta tra puntone e puntone della fibra di legno, protetta da uno strato di osb. 

Le capanne sono esposte verso valle ed accessibili da scale laterali integrate tra i sostegni delle strutture; listellature orizzontali in legno più fitte determinano esternamente la finitura lungo le pareti scoscese in corrispondenza dello spazio privato delle singole capanne; quelle meno fitte ombreggiano la balconata che si apre verso la vallata e celando da sguardi indiscreti la presenza della  vasca finlandese:  una vasca di acqua calda, sia in estate sia in inverno, silenziosa (perché priva di macchinari), che concilia il contatto con l’ambiente ed il panorama.

Ovunque si cerca l’equilibrio tra spazio privato e semipubblico, tra interno ed esterno, con soluzioni semifluide che celano e tutelano la privacy ma nel contempo creano rapporti con il contesto. Le vetrate giocano un forte ruolo proprio in questo senso: l’ampia vetrata verso valle crea un piano di trasparenza che separa lo spazio privato dall’importanza del paesaggio circostante. Il dislivello creato in sommità delle falde è stato creato per disporre di luce zenitale indiretta verso l’interno, quasi come avveniva nelle piccole chiesette.

Anche gli interni sono studiati nei minimi dettagli: molti pezzi sono disegnati ad hoc, altri sono arredi e complementi di design; l’idea è di lasciare più spazio possibile, di dare respiro, inserendo pochi oggetti, selezionati e dando spazio all’adattabilità ed alla libertà.

Gli Ecolodge

Il tetto di Lilelo: nuove soluzioni ecologiche

Abbiamo evidenziato quanto la figura del triangolo in questo progetto sia incisiva e quanto emerga il concetto di protezione; il tetto di un edificio è emblematico in questo senso, assumendo pressochè sempre (a meno di disporre di coperture piane) questa geometria e sempre questa funzione.

Poiché sostenibilità, innovazione ed attenzione verso l’ambiente sono concetti che rivestiranno un ruolo sempre più cruciale in termini culturali e di pratiche esecutive, Lilelo si pone come un ottimo esempio a cui ispirarsi. 

Sull’assito in osb che chiude e protegge il materiale isolante, infatti, si è scelto di posare Biolaytec, la membrana di BMI WIERER che realizza la pelle dell’edificio, gestisce l’eventuale condensa che può formarsi e consente l’evotraspirazione del sistema. Su questa è stata posizionata una lamiera a sostegno della listellatura minuta e fitta posta orizzontale, visibile sia dall’interno dell’ambiente, sia esternamente.

La scelta dell'impresa edile

Infine alcune osservazioni altrettanto importanti sulle modalità esecutive. Perché un buon progetto dia il risultato voluto, è necessario che anche la fase realizzativa sia affidata a maestranze adeguate. Specie per dar luogo a progetti così originali e qualitativi, infatti, queste non devono “solo” essere esperte e qualificate ma disporre di competenze artigianali: l’artigiano, infatti, è solo capace, preparato ed organizzato ma soprattutto è colui che si entusiasma al progetto, lo fa suo, lo ama e mette in campo tutte le sue conoscenze per sciogliere ogni singola difficoltà esecutiva. La proprietà di Lilelo, in particolare, desiderava individuare una figura del genere, possibilmente tra le maestranze locali; ed è “incappata” (termine usato dalla proprietà stessa) nella figura di Victor Bignozzi, con la sua impresa Novartitec di Piobesi Torinese, un RoofPro certificato di BMI che rappresenta proprio la sintesi dell’ “artigiano romantico”, che si appassiona nel cercare continue soluzioni. E che si è affidato ai prodotti di BMI che conosce ed apprezza per la loro qualità, affidabilità e compatibilità.

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